sabato 14 dicembre 2013

martedì 7 maggio 2013

Giulio Andreotti

Il 1972 fu un anno molto difficile per le relazioni dell’Italia con Gheddafi. Appena un anno e mezzo prima, nell’estate del 1970, il Colonnello aveva cacciato la comunità di 15 italiani residenti in Libia, e l’Eni, che aveva scoperto il più grosso giacimento di petrolio in Cirenaica, l’A-100, non aveva ancora ottenuto il permesso di cominciare le estrazioni. Il regime libico poneva grosse difficoltà. Gheddafi stava usando l’arma del petrolio per accrescere fama e capacità di influenza nel mondo, anche nazionalizzando le compagnie straniere in Libia.
In quell’anno, presidente del Consiglio era Giulio Andreotti. Per superare lo stallo, inviò un suo emissario, Roberto Jucci, allora colonnello dei servizi segreti. Jucci aveva contribuito l’anno precedente a sventare un colpo di stato contro Gheddafi bloccando una nave carica di armi in partenza per la Libia dal porto di Trieste, un colpo che alcuni ex generali di re Idris stavano preparando.
Tramite Jucci, Andreotti ottenne lo sblocco delle trattative sull’Eni, ma in cambio Gheddafi chiese un centinaio di carri armati, gli M113 prodotti dalla Oto Melara di La Spezia su licenza statunitense.
Avendo bisogno della autorizzazione americana alla vendita, il presidente del Consiglio avvisò gli Usa.
Innanzitutto fece credere loro che i sovietici erano ansiosi di offrire alla Libia unità militari paragonabili a quelle richieste all’Italia, basandosi su informazioni percepite dall’ambasciata italiana di Mosca durante il viaggio segreto che il numero due libico Jallud aveva compiuto in Unione Sovietica.
Poi fece intendere agli americani che per la produzione dei mezzi della Oto Melara ci sarebbero voluti diversi mesi, probabilmente più di un anno. L’iniziale diffidenza del Dipartimento di Stato Usa, che era generalmente contrario alla fornitura di armi alla Libia o all’approvazione di consegne effettuate da paesi terzi, preoccupato dalle probabili reazioni negative di Israele e del Congresso, andò progressivamente stemperandosi di fronte all’emergere di un’idea di scambio. Gli Usa erano favorevoli alla concessione del permesso in cambio della garanzia italiana all’acquisto dei missili Tow e Lance di propria fabbricazione.
Andreotti intuiva le preoccupazioni statunitensi riguardo ad una massiccia vendita di materiale militare ad un paese che, seppur non direttamente coinvolto nel conflitto arabo-israeliano, non risparmiava di manifestare il proprio oltranzismo nei riguardi di Israele. Ma percepiva anche le apprensioni americane riguardo alla possibilità che l’Eni potesse essere costretta ad accettare termini alquanto sfavorevoli nella trattativa con il governo libico e fu abile a giocarle a suo favore. In particolare l’accettazione di una partecipazione libica superiore al 50 per cento, con il pieno controllo da parte del governo libico sulla società, era vista dal Dipartimento di Stato come un precedente assai rischioso per le proprie compagnie.
Giocando con astuzia su questo interesse, a fine aprile, Andreotti mentì spudoratamente al governo statunitense dicendo che le pretese libiche non erano inferiori ad una quota partecipativa del 51 per cento. Allo stesso tempo il presidente del Consiglio, bypassando completamente Aldo Moro, allora ministro degli Esteri, faceva conoscere la disponibilità italiana all’acquisto di entrambi i tipi di missili statunitensi, nonostante – riferiva Andreotti – il parere negativo sulla spesa necessaria per i missili Tow del ministero della Difesa, in cambio dell’autorizzazione alla vendita dell’intero pacchetto richiesto dal governo libico.
Nel frattempo Jucci gestiva le richieste di Gheddafi. Il colonnello italiano, riferendo direttamente al presidente del Consiglio, scavalcò i normali canali diplomatici del ministero degli Esteri, suscitando contrasti con lo stesso Moro. In un appunto del Sid del maggio 1972 si rilevava che il ministro degli Esteri Moro, preso atto tardivamente che il colonnello Jucci aveva avuto incarico di rappresentare la Presidenza del Consiglio per definire gli accordi sulle forniture militari alla Libia, annotava, su un appunto a lui sottoposto sulla vicenda: «Tutto questo è stato fatto senza che ne sapessimo nulla».
Nell’ultimo paragrafo dell’appunto l’estensore concludeva sottolineando che «si intravede in tutta la questione una certa frizione fra presidente del Consiglio e ministro degli Esteri». Il contrasto tra i due sarebbe risultato evidente anche dal fatto che poche settimane più tardi, con la formazione del nuovo governo Andreotti, Moro avrebbe lasciato l’incarico e non avrebbe fatto parte del gabinetto ministeriale.
In realtà il governo italiano, contrariamente a quanto preventivato da Washington, fu in grado di fornire al governo libico i veicoli M-113 già nell’agosto seguente grazie a uno stratagemma di difficile previsione da parte degli americani: tali mezzi infatti, con una mossa spregiudicata, furono direttamente sottratti a reparti dell’esercito, riadattati e riverniciati dalla Oto Melara e poi spediti in Libia.
Su questo caso cominciò ad indagare nel 1984 il sostituto procuratore del tribunale di Roma Maria Cordova. Nella richiesta di rinvio a giudizio vi entrarono i nomi di Andreotti, Tanassi, ministro della Difesa, e una quarantina fra ammiragli e industriali. Per tutti l’accusa fu di violazione degli articoli 826 e 828 del codice civile relativo all’inalienabilità dei beni di proprietà dello Stato. Le richieste di rinvio a giudizio venivano però archiviate per effetto di un decreto ministeriale emanato nel 1986 che affermava chiaramente che «le vendite prendevano l’avvio da considerazioni di politica interna ed internazionale particolarmente pregnanti al momento».
L’Eni firmò con il governo libico un accordo con termini molto vantaggiosi nell’ottobre successivo sulla base della formula Mattei 50%-50%. Alla fine dei conti la soluzione trovata soddisfaceva tutti. Il governo italiano era felice di aver portato a termine la trattativa e di aver effettuato la fornitura nei tempi rapidi richiesti da Gheddafi, dando un grande slancio alle relazioni con Tripoli. I vertici militari italiani si dotavano di nuovi strumenti, come i missili statunitensi, e sostituivano i mezzi della Oto Melara con altri più recenti che sarebbero stati forniti di lì a poco. Gli industriali del settore sembravano aver trovato un nuovo e ricco mercato per le loro produzioni.
Andreotti, moderno Machiavelli, con molta spregiudicatezza e grazie al credito di cui godeva presso gli americani aveva ottenuto ciò che voleva.

mercoledì 16 gennaio 2013

Italiani, siete idioti a dire si a tasse alte, sacrifici, disoccupazione. Per pagare il loro debito

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NEW YORK (WSI) - Grillo non dovrebbe avere timore a mandare gente del suo movimento su Sky, sulla TV nazionale e quelle locali a parlare della crisi e dell'austerità.

Per spiegare perchè i "sacrifici" della politica di Austerità sono assurdi non c'è bisogno di discorsi complicati di finanza e debito. Basta semplicemente notare che questi sacrifici richiesti per pagare questo debito in pratica consistono nel NON FAR LAVORARE. Chiedere dei "sacrifici" può essere giusto per risollevare l'economia o anche pagare dei debiti, ma se consistono nel lavorare di più, non lavorare di meno.

Per una famiglia o per chi ha una sua attività "fare sacrifici" lo si intende soprattutto come darsi di più da fare, alzarsi presto, rimboccarsi le maniche e lavorare di più. Per Monti e i suoi mandanti nelle banche e finanza internazionale invece i sacrifici consistono nell'impedire alla gente che vuole lavorare di farlo. In pratica l'austerità di Monti consiste nel dire: per ripagare i debiti bisogna lavorare di meno, aumentare i disoccupati o sottoccupati e lavorare a metà della capacità per un azienda.

Ma la stregoneria della finanza e dei mass media a lei ossequienti, con il suo metodico lavaggio del cervello sul "Debito" e la "Spread" convince la maggioranza ad accettare questo assurdità, che lavorando meno si pagano meglio i debiti. Il contrario di quello che si è sempre fatto e di quello che si fa in famiglia o azienda. Ma l'"Austerità" (venduta come necessaria per "pagare i debiti" dell'Italia...) in pratica significa che alcuni milioni di persone che vanno in ufficio, in negozio o in officina passino delle ore senza fare niente, aspettando che si presenti un cliente o un ordinativo o una commessa o qualcosa da fare. Hai i muratori o tappezzieri che se ne stanno a casa ad aspettare che qualcuno chiami e intanto portano i bambini al parco non avendo niente da fare, hai i licenziati o in cassa integrazione che passano la giornata a guardare la TV o al bar, hai i giovani laureati che stanno in casai con i genitori con i videogiochi a passare il tempo. E ti raccontano che TUTTA QUESTA GENTE DEVE RESTARE OZIOSA PER "PAGARE I DEBITI"!

Che razza di "austerità" e "sacrifici" sono bloccare un economia, per mancanza di denaro che circola, per cui milioni di persone non hanno da lavorare ? E il denaro che non circola e che manca è solo contabilità elettronica, i governi e le banche centrali potrebbero farlo circolare DOMATTINA IN POCHI MINUTI DIGITANDO DEGLI ZERO NEI COMPUTER DELLE Banche (come ha spiegato anche il capo della Banca Centrale americana Bernanke).

Se per finanziarsi emettesse moneta invece di debito, il governo italiano potrebbe ridurre le tasse di 100 miliardi di euro in Italia (facendo apparire i 100 miliardi nella contabilità della Banca Centrale come passività e in quella del Tesoro come attività...) Costo ? Zero, ma con 100 miliardi di euro di tasse rimborsate l'economia ripartirebbe domattina

Perchè non lo fanno allora ? Ma perchè disturberebbe il mercato finanziario dove va tutto bene perchè tutti i bonds e le obbligazioni salgono sempre. Se il governo digitasse degli zero nei computer delle banche centrali e li trasferisse ai conti correnti di milioni di italiani sotto forma di rimborso delle tasse, farebbe circolare di nuovo moneta e poi farebbe lavorare la gente, ma si rischierebbe che i bonds franassero sui mercati.... e questo farebbe perdere miliardi agli investitori finanziari... e se questi perdono si arrabbiano e sconquassano l'euro o il Btp... e se sei un cittadino comune, anche se non hai molti euro e non hai nessun Btp, devi sacrificarti per quelli che ne hanno. Il mondo funziona oggi così.

E' un punto di vista bizzarro questo, visto che non lo leggi su nessun giornale o senti in nessun dibattito TV (e nemmeno è espresso chiaramente dai movimenti di protesta) ? No. E' quello che Keynes ha passato la vita a spiegare (il suo testo fondamentale si chiamava "teoria dell'occupazione e della moneta" tanto per far capire fin dal titolo che senza moneta non c'è occupazione). E' l'approccio che in buona sostanza seguono ora in Inghilterra o Giappone per non parlare degli Stati Uniti (senza contare che è quello con cui l'Italia a fatto il miracolo economico). Sono le stesse considerazioni che fuori dai nostri confinti ad esempio leggi anche stamattina sul principale quotidiano inglese.

Grillo non dovrebbe avere timore a mandare gente su Sky, sulle TV nazionali o locali o alle radio a parlare dell'austerità. Basta allenarsi un attimo a tenere questo discorso.

www.cobraf.it

mercoledì 2 gennaio 2013

L’ ARITMETICA DEL “FISCAL COMPACT” (STRANGOLAMENTO FINANZIARIO)

DI GZ
cobraf.com

Chissà come mai l'america alza le tasse seguendo la Merkel e l'Europa invece che stampare...

Quanto sono le imposte federali in % del PIL oggi in America ? il 18% del PIL. Mica tanto eh..? Con quello che hanno votato oggi al Senato USA portano l'aliquota sopra i 450mila dollari di reddito annuo al 39%.

In Italia l'aliquota al 39% scatta sui 50 mila euro.... e il deficit pubblico è al 2.6% nonostante mazzate fiscali in proporzione 3 volte maggiori che negli USA se fai i conti. Ma sai perchè ? Perchè da noi il PIL nominale HA INCREMENTO ZERO %, circa (-2.5% di PIL reale e +2% di inflazione = -0.5% di incremento del reddito in euro nominale)



L'impatto delle tasse votate ieri in America sarà che le imposte federali arrivano forse al 20% del PIL. In dollari, di circa 250 miliardi e in % del PIL solo un 1.4% lasciando il deficit pubblico al -7.3% del PIL, ma CON UN PIL NOMINALE USA CHE CRESCE DEL 5.5% circa (metà reale e metà inflazione), NON CHE CALA COME IL NOSTRO.

L'economia USA in dollari cresce del 5% l'anno (in termini nominali) mentre la nostra cala dello -0.5% (inclusa l'inflazione!) e questo vuole dire che automaticamente il loro rapporto debito/PIL cala giusto ? Perchè il numeratore (PIL) aumenta del 5.5% in dollari ogni anno circa, siamo d'accordo ?. Per cui anche se il deficit USA cresce del 7-8% annuo buona parte dell'aumento è coperto dall'incremento di reddito nominale.

Noi al contrario con un deficit pubblico del -2.5% annuo, uno dei più bassi del mondo, dato che il reddito nominale è fermo o cala leggermente abbiamo lo stesso impatto sul debito/PIL degli USA, che hanno un deficit che è quasi 4 volte il nostro!

Questo discorso ci consente di capire perchè il Fiscal Compact che Monti, Bersani e anche Berlusconi sostengono sia letale. Come dice l'enciclopedia Treccani online: "Fiscal Compactha un bel suono, per quello che non dà assolutamente l'impressione di contenere la bomba che contiene...."

E in secondo luogo i tassi di interesse reali sul debito pubblico sono NEGATIVI in America, di circa il -1.5%. Da noi i tassi di interesse reali sul debito sono del 2.5%, una differenza del 4% rispetto agli USA

Il Giappone ha un deficit pubblico annuo superiore agli USA, ma tassi di interesse reali positivi, non gode di TASSI DI INTERESSE NEGATIVI come gli USA. per cui ora stampa più moneta allo scopo di far salire l'inflazione al 2% e quindi avere anche lui tassi di rendimento del debito negativi.

PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO DEVI PAGARE TASSI DI INTERESSE NEGATIVI, CIOE' INFERIORI ALL'INFLAZIONE in modo che chi ha bonds ci rimetta ogni anno un poco. E' sempre stato così, l'Italia dal 1950 al 1981 ha sempre fatto più o meno così e tutti gli altri paesi. Non puoi remunerare un investimento finanziario privo di rischio come un BOT o Treasury bill con un rendimento superiore all'inflazione. Chi compra titoli di stato senza rischio perchè appunto garantiti dallo stato deve rimetterci ogni anno un 1 o 2% (cioè pagare qualcosa per la sicurezza che offre questo investimento). In questo modo ti assicuri che il debito pubblico non salga in termini reali.

La trappola che sta strangolando l'Italia è che paghiamo sul debito pubblico tassi superiori all'inflazione di 2 o 3 punti % in termini reali. Se tu fai ad esempio un deficit pubblico del 3% annuo e paghi tassi sul debito del -1% annuo funziona, poi basta che l'economia cresca del 2% l'anno e matematicamente il debito/PIL non aumenta.

In Italia Monti e soci fanno il contrario esatto di quello che indica la matematica: hanno creato un PIL che cala del 2 o 3% l'anno a forza di ammazzare di tasse e in più sono schiavi del "mercato" a cui lasciano dettare tassi di interesse reali del 2-3% l'anno. Se sei portato per la matematica e fai la somma noti che in questo modo il debito/PIL aumenta automaticamente del 4-6% l'anno....

ANCHE SE FAI IL PAREGGIO DI BILANCIO. Siamo circondati da imbecilli di destra e di sinistra che vogliono il pareggio di bilancio pubblico e non capiscono l'aritmetica: se lasci che il mercato detti i tassi sul debito pubbloo il mercato si fa remunerare di un 2-3% l'anno. Se fai l'austerità il reddito nominale (reale + inflazione) non aumenta più. Risultato ? ANCHE CON IL PAREGGIO DEL BILANCIO IL DEBITO AUMENTA DEL 5% L'ANNO RISPETTO AL PIL.

Questa semplice aritmetica ancora nessuno l'ha spiegata a Monti...o meglio forse la sa, ma ha altri interessi, in ogni caso il "FISCAL COMPACT" cioè imporre a forza il pareggio di bilancio pubblico in Italia è un cappio che ci strangola perchè ammazza l'economia e fa aumentare lo stesso il debito/PIL ogni anno sempre di più.

E' una follia dal punto di vista aritmetico, dovrebbero dare come compito alle superiori di matematica finanziaria il problema del Fiscal Compact che ho illustrato sopra e gli studenti più intelligenti lo risolverebbero subito nel modo che ho mostrato


GZ
Fonte: www.cobraf.com
2.12.2012